domenica 16 dicembre 2012

etimologie

Complesso deriva dal latino complèxus, il participio di complèctor comprendo, abbraccio...
Ecco, dietro la storia delle parole si nascondono pensieri profondi che si svelano per caso aprendo il dizionario.

E' tutto il giorno che ho in testa questa parola: "complesso"., da quando sono stata scossa da un commento su facebook, l'ennesimo dopo che i media hanno acceso i riflettori sull'ultimo discorso di Benedetto XVI. Il commento era una gloriosa lode alla frase " le nozze gay sono una grave ferita per la pace". Forse invidiavo la sicurezza con cui quella ragazza, lodava e proclamava questa frase, avrei voluto avere anche io quella sicurezza sulle cose, la sicurezza di dire "è così". Ma forse quella ragazza non si sarebbe dovuta trovare dopo mezz'ora con Eduard e Alex, una coppia Gay che mi accompagna nei pomeriggi da quando sono qui ad Hannover. Vedere i loro sguardi e la loro voglia, uguale alla mia, di sentirsi amati da Dio, di vivere e di amare.
Cosa c'è manu? allora non sei cattolica?ecco la solita cattolica che prende solo quello che vuole sentire, relativista, facilona...No, vedi non è che si condanna l'omossessuale ma l'omosessualità...
Certo , ora direi a quella ragazza di guardare negli ochi Eduard e di dirgli:"guarda Dio ti ama immensamente ma devi essere diverso da quello che sei, devi farti curare oppure devi semplicemente salutare Alex o trattarlo da amico...così Dio ti amerà ancora di più". Cavolo com'è facile essere sicuri senza guardare le persone negli occhi..
Dio mio perdonami ma mi hai messo in una strada sulla quale ogni giorno incontro la complessità dell'uomo e certe volte la complessità va solo abbracciata.

mercoledì 14 novembre 2012

Fratelli

Oggi ad Hannover ci siamo svegliati col cielo sgombro di nuvole e un sole insolitamente luminoso. Ho guardato in su con gli occhi stanchi di chi è da 4 giorni da sola alle prese con 3 bambini e tenendo Fabian per mano mi sono infilata come sempre nella Bahn 5 in direzione Kropcke. Oggi Fabian ha l'asilo, poi un'ora per tornare a casa, cambiarlo, fare merenda e riprendere la Bahn fino a Clawsewitzstrasse, cambiare e arrivare ad Hokey e alle 18.30 se le coincidenze sono giuste, torniamo a casa, fa la doccia, mangia e va a letto, non prima di aver detto un padrenostro, un'avemaria e qualcos'altro. Questa routine incalzante del fare è alienante, l'apparire e il fare sempre al meglio sembra essere spesso l'unico motore di ogni cosa ed io guardo a questo modo di vivere come ad un vortice privo di senso nel quale non voglio entrare.Eppure da tre mesi ne sono immersa, le abitudini, i ritmi, i rapporti di questa famiglia li condivido giorno dopo giorno, ora dopo ora. Oggi no, oggi che non c'è nessuno e possiamo, io e Fabian non andiamo ad Hokey. "Io sono felice quando non ho sport"mi aveva confidato. Oggi non andiamo ad Hokey, Fabi, non voglio nemmeno io, questa routine mi sta uccidendo, voglio respirare per un giorno. Nel freddo di un cielo senza nuvole lui ha preso il monopattino e abbiamo corso lungo le strade, passando ville e palazzi, lanciati a gareggiare con le macchine, con la Bahn o con le biciclette. Ci siamo fermati solo alla vista di un parco giochi. Il sole sta per tramontare, forse è tardi, forse la madre non vorrebbe, forse non può sporcarsi. No manu oggi no, oggi devi respirare. Un bambino sporco e felice sta tirando dei rigori e in porta c'è un ragazzo che si gira e mi parla velocemente sorridendo..."ich verstehe wenig deutsch*" ma lui sorride e riprende a parlare e parare come se nulla fosse, mentre Fabian prende parte  a quella partita improvvisata. Mi siedo a guardarli. "seit ihr bruder?*" chiedo al ragazzo.
"No, cioè si..." inizia  così a raccontarmi della casafamiglia in cui vive, di sua madre e del posto in cui io e fabi eravamo capitati, un quartiere in cui studiano seminaristi, vengono ospitate famiglie, accolti bambini, costruiti asili, aiutati anziani. Mi guardo intorno e lo vedo, ne percepisco il clima, in questo posto c'è vita, c'è quel qualcosa che manca nella vita di Fabian e dei suoi fratelli, c'è il prossimo, c'è lo scambio, c'è il vivere insieme all'altro e per l'altro, c'è un campetto da calcio in cui correre e trovare sempre qualcuno che para i tuoi rigori e ti fa domande sulla tua vita e sull'ultimo cartone che hai visto. Un campanile svetta dietro agli edifici. Guardo il ragazzo e gli dico nel mio tedesco ancora incerto: "Sono cattolica e tu protestante ma quando vedo questo mi rendo conto che siamo insieme". Il sole sta tramontando, il cielo è rosa e azzurro. Mentre il ragazzo mi parla di Buffon io mi commuovo  perchè ho davanti qualcosa che per me ha senso. Fabian mi vede si avvicina e chiede: "possiamo venire ad abitare più vicino a questo campetto?"

* io capisco poco tedesco
*siete fratelli?

domenica 28 ottobre 2012

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda

Freud diceva che il sogno è incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno.
Ottusa è la mia mente quando mi fa sognare degli occhi scuri che credevo lontani e dimenticati, che enorme mistero siamo per noi stessi. Siamo infiniti e più si scava e più si affonda nel profondo. La mente dice una cosa ma per il cuore non è così. Perchè? perchè non sono cinica, superficiale e stupida? perchè non sono nata inconsapevole e libera. Vorrei che Dio mi avesse pensato meno complicata e leggera in tutto, nei rapporti, nel lavoro e nei pensieri. E invece no, nelle cose sono un piombo, affondo me stessa. Io, le mie domande, le mie paure e insicurezze, i miei dolori e tutto il resto. Posso accettarmi solo se penso che qualcuno mi ha voluto proprio così: troppo pensierosa per ricordarsi la caffettiera sul fornello, troppo fragile per non rimanere ferita, troppo bambina per tenere a freno la lingua, troppo complicata per accontentarsi di risposte generali, troppo idealista per non pretendere da sè stessa, troppo insicura per non avere paura.
E poi torno in camera e li, attaccato all'armadio c'è il biglietto arrivato dall'Italia: "tu sei prezioso ai miei occhi perchè sei degno di stima ed io ti amo."

venerdì 26 ottobre 2012

roulette russa

Con in sottofondo la tv che parla di qualcosa che non capisco del tutto, ripenso a Lana, chiamata nel corso  wiki come abbreviativo di wikipedia perchè sembra che abbia mangiato un dizionario di tedesco dato che ogni giorno ha un nuovo termine da sfoggiare. Dello stato da cui proviene non so nulla, so solo che i tratti del suo viso richiamano una terra che sta tra l'est e il medioriente: è longilinea come molte donne dell'est ma ha gli occhi grandi , i capelli scuri e crespi e il naso pronunciato simile alle donne arabe. Mi affascina indagare la storia attraverso i volti e lei è una pefetta georgiana, un misto estetico tra due mondi. Ho passato con lei questo giorno, a casa di Alina mangiando cibi russi, parlando in tedesco delle nostre vite, snocciolando semi di girasole per poi riprendere insieme la via di casa. In mezzo a fermate dal nome lungo e impronunciabile mentre fuori fa già buio troppo presto, vedo il suo volto riflesso nel finestrino del tram mentre  lei piange. Lana , la ragazza forte e determinata a studiare legge in Germania, la ragazza che ti guarda male se sbagli una frase in tedesco, quella  che veste leopardata e vuole un pircing nello sterno...sta piangendo. "Was passiert Lana? warum weinst du?"* Mi racconta che il suo ragazzo dopo 2 anni ha deciso di farle sapere via sms che lui ha un' altra e che non vuole più risentirla, e ora si sente  sola . E' inutile dire a qualcuno che deve scordare qualcun'altro, il cuore arriva sempre dopo la ragione e non c'è niente che possa accorcire i suoi tempi. "E' un bastardo, meriti di meglio, non è un uomo, è meglio perderlo che trovarlo, ti ha fatto del male" la testa parla e il cuore non ascolta. Chissà perchè. L'essere umano che è capace d'amare, si rende vulnerabile, può mettersi da parte per l'altro, può rischiare tutto per l'altro e rimanerne schiacciato. Un' arma a doppio taglio perchè se l' amore rende vulnerabili  è anche il massimo elevarsi dell'essere umano. Cosa dire Lana, che l'amore non è quello che si dice con i "ti amo", che è qualcosa di silenzioso ma di reale, concreto e visibile. Io in tedesco non l'ho so dire, ho allungato le mie mani per stringere le sue e quasi per ricordarlo anche a me ho sussurrato. "Du bist nicht allein"*



* "Cosa succede Lana? perchè piangi?"
* "Non sei sola"

giovedì 25 ottobre 2012

Eilenriede


Su un adesivo qualche anno fa avevo letto una frase che diceva più o meno così "il sole più bello, il verde più acceso se non è condiviso con qualcuno non è così bello". Ero seduta su una panchina, e guardavo il bosco vestito dei colori accesi dell'Autunno:Un ciclista passa silenzioso senza vedermi mentre gioca con la mano a prendere almeno una delle foglie che piovono  dal cielo; piovono foglie anche sulla mia testa, le sento che mi accarezzano i capelli e le lascio fare. Il sentiero è nascosto sotto il giallo e il rosso dei colori che sommergono tutto, anche me e non c'è più un colore diverso in terra che mi indichi la strada di casa; gli scoiattoli saranno in letargo come gli altri animali e c'è silenzio, sento solo lo scrosciare delle foglie mosse dal vento. Mi siedo come in un teatro e inizio a guardare lo spettacolo che in questo metro quadro di mondo va in scena solo per me. Inizio a pregare e a pensare a tutte le persone a cui avrei voluto mostrare quella pioggia d'oro. Non potevo pensare di tenere tutto solo per me, pensare di condividerlo rendeva ciò che vedevo realmente bello. Ho pensato al passo della Genesi in cui Dio dopo aver creato il mondo decide di creare qualcuno con cui condividere tale bellezza, per renderla viva. Questo pomeriggio su quella panchina l'ha condivisa con me, e l'ho ringraziato per avermi messa al mondo e per aver voluto condividere con me la bellezza dell'Autunno.

giovedì 18 ottobre 2012

Hallo Fejes!!

FaJes è il primo che ho visto entrare in classe, l'ho seguito e mi sono ritrovata in pochi metri quadrati di mondo. A destra ho Edùard, un professorec e ingeniere omosessuale catalano, non spagnolo!; a sinistra ho Eduardo, pieno di tatuaggi, con i dilatatori ai lobi e la fede al dito; Miguel che sprizza gioia da ogni dove, ha un sorriso a 32 denti e la macchina fotografica sempre pronta a immortalare i miei capelli  al vento di Hannover o le pettinature strane di Nadia che nel suo Camerun ha imparato come attaccare capelli finti e rinnovarsi ogni giorno; Xhiou e Tzao che mi racconta delle sue letture filosofiche e di Kant; Yohan che mi parla della Corea e accenna un pezzo della Tosca per farmi sorridere del suo italiano. Perchè sono partita? non lo so, ma credo e sento che in quei metri quadrati di mondo la vita mi stia regalando qualcosa di stupendo: l'incontro con l'altro, l'altro per eccellenza, il diverso. Non avrei mai pensato di essere in sintonia con una ragazza cinese o di scoprire la profonda stima per quell'uomo curdo che mi aiuta negli esercizi con l'accusativo. Scoprirsi simili, scoprirsi uomini e donne che vivono la  fratellanza oltre tutte le differenze. Che bello, sto girando il mondo negli occhi dei miei compagni quando ognuno racconta di se e del proprio paese d'origine, degli scontri in Catalonia, della popolazione curda o della  Siria. Il mondo è diventato più piccolo e popolato da persone a cui so dare un volto e un sorriso,  le vite degli altri si intrecciano con la mia così chè, quando sento in tv che in Siria sparano, mi volto ad ascoltare quanti morti ci sono stati e a quei numeri do il volto di Fajes e non ne resto più indifferente. La mia strada mi porta sempre di più all'incontro con l'altro forse per poter sperimentare che la diversità esiste solo tra gli uomini di buona o non buona volontà. Mi riempio di gioia ripensando all'annuncio dell'angelo il giorno di Natale:"Pace in terra agli uomini di buona volontà" , ci sono dentro tutti, ci siamo dentro tutti ed è così logico ora che questi tutti sono seduti qui vicino a me, così simili a me. Leibniz proprio tra questi boschi 2 secoli fa scriveva "Unitas in moltitudine"
La cosa più importante che sto imparando non è il tedesco.

martedì 9 ottobre 2012

erbrechen

Per rimettermi a scrivere mi ci voleva una notte insonne tra brividi e indigestione e un amico via skype che aspetta in linea per vedere se tra un vomito e l'altro sono ancora viva. Nei giorni della   partenza molte persone mi dicevano: "fai bene ad andare, poi qui non hai un legame che ti vicola all'Italia..." la maggiorparte delle volte avrei voluto poter stoppare la scena e dire : "è esattamente il contrario". Non sarei mai partita senza sentire che avevo legami talmente stretti e profondi che la distanza non li avrebbe lisi. Quando un bambino è sicuro dell'amore materno, è sicuro di non essere solo, è allora che si stacca dalla madre ed esplora il mondo senza aver bisogno di stringere la mano di qualcuno, perchè sarà comunque sicuro che quel qualcuno c'è,  lo guarda e se cade lo prende e lo consola. Ho staccato anche io quella mano stretta stretta per la paura di perdere o di perdersi e la libertà di sentire che sono ancora tutti con me è il tesoro della vera amicizia. Sarà per questo che quando penso a me stessa qui, mi chiedo come mai io non mi senta sola nonostante sia in una casa nuova, in una terra straniera, con una lingua diversa. Mi sento accompagnata dai volti materni e paterni che Dio mi ha messo accanto. Così in una notte di vomito e indigestione guardo il cellulare e so che potrei chiamare e non rimarrei inascoltata, posso chiedere di rimanere su skype finchè non mi riprendo e so che sarà così, posso condividere la descrizione del bosco sapenso che chi la leggerà gioirà con me, posso vivere sapendo che io sto a cuore. Sono felice, ho trovato il mio tesoro.

giovedì 27 settembre 2012

giochi di luci

Sono capitata  a vivere in  Kant Platz e  ad aspettare  il tram sotto questa pensilina. Tutto in questa piazza celebra Kant, perfino sulla moderna pensilina di vetro, sotto cui mi riparo la mattina, c'è scritta una sua frase: "Darf Ich hoffe? (posso io sperare?)".  Proprio in un periodo in cui le mie domande esistenziali sanno rimanere  irrisolte, io piombo nel quartiere dei filosofi insieme ad un bambino che quando non è per terra a fare capricci è su due gambe a fare domande.  Fabian in qualunque momento e per qualuque cosa chiede: "perchè?" e "ma come lo sai?".  Le prime due settimane in cui  tutto per me  era nuovo,  usavo  spesso dire: "ma che bello!"e  Fabi era sempre pronto a chiedermi:  "Perchè una cosa ti piace ed è più bella di tutte?".
Perchè il bosco dietro casa mi piace? perchè il giorno in cui sono volati via tutti i nostri palloncini  ho urlato "che bello?!".  Penso di aver trovato la mia risposta, dico  sempre a Fabian che una cosa è bella e mi piace perchè è unica, io come quella cosa non ne ho mai viste altre. Ecco, in Kant platz tra queste vie dedicate ai filosofi e alle loro domande, io ne ho risolta una. Chissà se anche Kant ha trovato la risposta alla sua domanda sulla speranza, io so solo che con la luce del pomeriggio la scritta sulla pensilina si proietta sul marciapiede e chi è seduto ad aspettare il tram legge: " ? sperare io posso". 

mercoledì 22 agosto 2012

no, io mai!

"Vado in Germania per un anno, imparo la lingua e mi guardo intorno, sono abituata a prendere l'aereo da sola, ho fatto Bergamo- Dusseldorf una volta al mese per più di un anno!" 
Sono io? questa frase esce dalla mia bocca? o no, no io sono attaccata al mio paese, il bar  dove gli anziani si trovano e si raccontano storie vecchie di 60 anni; la bibliotecaria avrà abbastanza gente che va a richiedere i libri anche se non vado io? e il coro? i ragazzi di catechismo? Io appartengo a Villanova e inoltre ho paura di stare da sola e di prendere l'aereo, soffro il freddo, ho bisogno di farmi psicoanalizzare davanti al caffè almeno una volta a settimana e di sapere le ultime notizie da Brescia e di quando in quando di fare una domenica ebraica sul pavimento della Cecilia e poi solo  meno di tre anni fa giurai a me stessa che la lingua tedesca e i libri che mi ricordavano quell'esame dovevano sparire dalla mia vista. Io sono la persona più attaccata al suo paese, più paurosa e meno intraprendente del mondo, ho l'ansia, vivo tra le nuvole eppure la mia vita è una continua richiesta di superare i miei limiti che sfocia in una paradossale ironia. Un giorno durante un campo del sermig un giovane fiorentino carino e brillante si fermò a parlarea con Ernesto. Tornò perplesso. "Lorenzo cosa c'è?" "boh io non lo so, Ernesto mi ha chiesto che sogni avevo e io gli ho risposto che vorrei diventare un bravo ingegnere, sposarmi e avere dei bambini ma lui mi ha fatto capire che non era il modo giusto di pensare perchè io dovrei essere come una vela sul mare, pronta ad andare nella direzione dove la porta il vento, io ho troppi piani in testa ma se Dio volesse portarmi da un altra parte io dovrei essere pronto a seguire il vento e ad andare in un altre direzione". Per me fu un'illuminazione. I miei desideri per il futuro divennero meno superficiali e quindi più liberi ed essenziali e non esisteva più il "no, io mai". Ho sempre guardato ad Ernesto come ad un uomo che  parlava solo di ciò che  aveva imparato dalla propria esperienza e anche questa volta era lui per primo che aveva accettato questa apertura oltre sè stesso. Quando gli proposero di diventare  ufficialmente responsabile e volto del servizio missionario di Torino lui chiese a Dio solo 3 cose: non farmi parlare in pubblico, non farmi prendere l'aereo, non farmi stare a contatto diretto con la povertà...beh come finisce la storia andate a leggerla. Io nella mia vita ero (fino ad ora) sicura di 3 cose: non prenderò mai l'aereo da sola, non potrei vivere senza mio padre, non riuscirei a vivere in un altro posto che non sia villanova.
C'è un proverbio che dice Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.

sabato 18 agosto 2012

wulf

Ultimamente mi capita spesso di piangere di gioia. La prima volta che me ne sono accorta ero  in mezzo ad un bosco dopo aver percorso 17 km  tra salite e strade sassose e avevo di fianco a me un poliziotto tedesco.Guardavo le stelle e piangevo di gioia. Esattamente un anno prima ero sul Reno, avevo di fianco un ragazzo tedesco a cui volevo un mondo di bene e guardando le stelle mi sentivo solamente angosciata e sola in mezzo all'universo.Non è facile guardare le stelle se non sai qual'è il tuo posto nel mondo e nella vita e se non ti senti amato...ti fanno sentire ancora più sola e sperduta. E invece ricordo esattamente il momento in cui durante la sera , in quel bosco portoghese, ho deciso che dopo un anno potevo alzare lo sguardo per guardare il cielo senza aver paura di sentirmi dispersa nel nulla. Ero su quella strada perchè mi ci aveva messo mio papà, lui e la sua passione per il medioevo e i pellegrinaggi, il suo poster sul cammino di Santiago e il suo dire a tutti "sarebbe bello organizzare quest'estate per andare a Santiago" perfino quando ormai non avrebbe più potuto camminare su quel sentiero. Ora c'ero io su quel sentiero. Davanti a me una finestra buia dove i miei amici già dormivano...che bello averli...e seduto accanto a me c'era il miracolo di San Giacomo: un uomo in cerca della figlia che decide di farsi padre di una ragazza che in quel cammino cercava suo padre. Le coincidenze? il caso? io lo chiamo lo sguardo di Dio su di me...ecco perchè quella sera sono riuscita a guardare le stelle dopo un anno ,perchè il cielo per me non era vuoto.E ho pianto.

venerdì 15 giugno 2012

campi elisi

Qui in città nessuno cammina tanto per camminare, hanno tutti una meta, qualcosa da fare, qualcosa da comprare mentre io sono cresciuta in campagna dove se uscivo era per camminare senza un perchè, solamente andare. Avevo una gran voglia di campi e di camminare così sono andata, per il gusto di andare in mezzo a queste vie, a questo quartiere di palazzi di 10 piani che non si distinguono l'uno dall'altro, sui quali i più coraggiosi sfidano il cemento grigio col colore rosso dei geranei appesi alle finestre. Garage grigi, rumore di macchine in sottofondo eppure...sono felice.Mi accorgo di essere felice mentre invece di poggiare i piedi su una strada sterrata di campagna li appoggio su un marciapiede sconnesso con le macchine che mi sfrecciano accanto. Eccomi qui, sono felice in questo momento, in questo istante in cui tuttosommato sono lontana dai miei campi ma vicino a me stessa o al senso delle cose che probabilmente vanno vissute senza troppo pensare al loro senso. Eccomi qui...la felicità è essere nel presente e accettare tutto quello che in quel momento si ha o non si ha, senza crucci e senza ansie...essere presente nel presente, ecco la felicità. Sapere che anche oggi sto vivendo e anche stare seduta sul divano o camminare sono vita, perchè io merito di vivere e la vita non è solo movimento o solo traguardi o solo progetti...è camminare senza meta solo per il gusto di farlo, è stare fermi, può anche essere solamente "essere". Non so se a Gennaio avrei mai pensato di scrivere un post così, forse perchè per dire che la vita è piena anche solo per il semplice fatto di esserci, bisogna sentirsi amati, accolti e abbracciati. l'amica che ti scrive "grazie di esserci", il prete che ti dice che il tuo sorriso gli ha fatto compagnia negli impegni quotidiani, un "sono fiera di te", l'amica che fa km per te, un amico che si siede in mezzo ai campi per sentire quello che hai da dirgli, Ernesto, i miei bambini, un fratello che ti chiede se vuoi fare 2 passi e l'altro che ti chiede un' opinione...forse non sono i campi in cui camminare o i paesaggi campestri che faranno la diferenza tra il mio essere o non essere felice...

domenica 3 giugno 2012

Geometrie Sacre

Un giorno tra di "noi" ci siamo chiesti a vicenda qual'era il nostro "posto sicuro". C'è chi ha detto un masso enorme dove ha passato le sue estati, chi il letto...io non ricordo, ma se me l'aveste chiesto ora avrei risposto: "qua, questa terrazza". Questo panorama torinese che ho codiviso con le mie persone specieli e che desidero condividere sempre con chi mi è caro, ecco questo panorama prende tutto e davanti a questo tutto mi sento intera, a casa, felice. La Mole si illumina con i colori della repubblica, sotto di me i primi poveri arrivano per chiedere ospitalità nel luogo che mi ha mostrato com'è Dio e come dovrebbero essere gli uomini. Alle mie spalle le luci del Cottolengo si accendono per non spegnersi fino all'alba e a destra, l'oratorio di Don Bosco chiude i cancelli che l'indomani saranno ancora pieni di bambini, non più i piccoli lavoratori sfruttati del 800 ma i poveri ragazzini di strada che rischiano la delinquenza e la droga...Eccolo il triangolo della carità: Sermig, Cottolengo, Salesiani divisi da una strada, sarà per questo che essendoci in mezzo, questa terrazza trabocca di vita.

giovedì 10 maggio 2012

Don Chisciotte

Amore.
Termine inflazionato, sopratutto un" non" termine....
ci dimentichiao troppo spesso che Amare è un azione : amare il cane, il vicino, l'amico, il padre, il fratello implica il fare.
In questo periodo più che mai mi sono accorta di quanto ognuno da a questo termine un valore diverso, c'è chi lo usa solo in riferimento ad una persona, chi lo estende agli amici e chi al mondo intero e questo è normale ma c'è chi invece pensa all' amare come un ad verbo astratto e generico.. Ma amare si tocca, si vede, si quantifica, si sente...amore non è astratto e questo che sia per una persona, che siano gli amici che sia il mondo intero. Si impara ad amare? non lo so, sicuramente non si può spiegare a parole ma lo si deve rendere "fatto". Gesù non spiegava come amare, Gesù amava e le persone, sentendolo, apprendevano così. Non intendo combattere contro i mulini a vento di chi di amore sa solo parlare, intendo fare, intendo continuare a fare perchè solo facendo si Ama. Intendo anche imparare a cucinare, a usare il forno, a stirare le camicie, a cambiare le lampadine e a non perdere le cose....

domenica 6 maggio 2012

A.

A. mi ha detto che dovrei raccontare di quel pomeriggio in cui vagando per il mio nuovo quartiere ho avuto l'esigenza di intrufolarmi  in mezzo a 6 vecchiette che stavano parlando in cerchio nel cortile di casa loro. Si, le ho viste e ho chiesto se potevo sedermi con loro. Mi hanno guardata con curiosità per capire che diavolo di offerta speciale io volessi proporre, ma non avevo volantini, avevo una storia e 2 amiche, che sapevo essere in giro a cercarmi perchè non mi avevano visto all'uscita della messa. Ero scappata,ero arrabbiata, ero schifata e avevo bisogno di qualcuno a cui dirlo, per questo mi ero intrufolata in quel giardino.
Un' ora prima ero entrata in chiesa come per sfida, una sfida contro lo schifo per l'ipocrisia di un ambiente che mi si era svelato, una di quelle esperienze che poi fanno arrivare a dire ad alcune  persone: "sarei cristiano se non avessi conosciuto i cristiani". Ma io a queste provocazioni avevo sempre risposto che siamo tutti peccatori, che non è colpa di Gesù Cristo se  noi, che ci professiamo suoi discepoli,  certe volte risultiamo così deludenti. Queste parole ora dovevano convincere anche me a non diventare una  persona che dopo tanti discorsi sarebbe fuggita davanti all'incoerenza. Dicevo tra me :Signore, mi si contorciono le budella a sentire che c'è gente che si riempie la bocca di te e poi non si comporta degnamente,  c'è chi è convinto della tua volontà  scrutandola come gli antichi scrutavano il fegato dell'animale sacrificato, Signore ti usano, Signore  ti insegnano come fossi cosa loro, Tu dici che non dobbiamo amare a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità, ma io non vedo i fatti, vedo solo parole...Signore, esco fuori perchè la rabbia va smaltita" .
 Ecco come sono capitata con le lacrime agli occhi davanti al cancello di 6 donne, a parlare di me, di mio padre, di casa mia, di mia madre, di quel posto a Villanova dove d'estate c'è sempre ombra e tira vento...e infine, della mia rabbia, della mia delusione che mi aveva fatta camminare fin lì. Per fortuna il giorno dopo quelle povere 6 donne non hanno incrociato la mia strada, perchè l'argomento da porre e la delusione erano cresciute dopo una telefonata, in cui, tra le tante cose, mi si rinfacciava" il troppo"hai dato troppo, nelle cose bisogna tirare il freno a mano, nel lavoro, con gli amici, con le persone". Per un momento ho provato pena per me: sono fatta sbagliata? Eppure, si può stupire del "troppo"  affetto chi ogni giorno guarda  una croce su cui quell'uomo, quel Dio si è immolato per i suoi amici, per ME che nemmeno mi conosceva??
Si, se ne può meravigliare chi non ne ha intuito il senso. Dio da amore e affetto "senza misura" e lo chiede anche a noi.  Come posso io tirare il freno a mano quando voglio per me un amore smisurato, quando mi è stato dato un amore smisurato e quando mi è chiesto un amore smisurato. Quelli che rinfacciano il "troppo" sono gli stessi che guardano a quella croce e che non hanno capito che a tutti noi ogni giorno è chiesto quel "troppo".

mercoledì 21 marzo 2012

nostri

Molti studiosi sostengono che essendo ormai bombardati dalle notizie più atroci provenienti dal mondo, l'uomo moderno sia difficilmente colpito dalla tragicità di quegli stessi eventi. In effetti è così. Mentre mangio la pastasciutta riesco a sentire di un kamikaze in israele o di un genocidio in una remota parte dell'Africa..continuando a mangiare la mia pastasciutta. Ma l'altro ieri mentre il tg dava la notizia che un uomo in Francia aveva ammazzato freddamente dei bambini di 10 anni rincorrendoli nei corridoi della loro scuola sparandogli alla testa...ho appoggiato la forchetta al piatto e ho pianto. Ho rivisto me stessa, i "miei" bambini a scuola, i loro sorrisi e i loro "maestra ciao!".Anche quelli in Francia potevano essere i "miei" bambini che si, lo so, non sono "miei" ma grazie a Dio sono anche "miei" perchè sono di tutti. Tutti siamo di tutti ed è per questo che ogni volta che pensando alla Francia piango ringrazio Dio di avermi dato la forza di pensare che nessuno è troppo lontano da me così che io non sono mai troppo lontana da nessuno. Oggi rivedrò i "miei" bambini,lo so già che guardandoli fare i loro compiti penserò a come possa un uomo fare ciò che ha fatto e come possa qualcuno perdonare o pensare di perdonarlo. Non lo so.

venerdì 27 gennaio 2012

lunapark

Un pomeriggio di crisi mentre ero inginocchiata davanti al "mio" crocefisso nel Duomo nuovo di Brescia l'ho guardato e mi sono sentita chiamare "la mia bellezza". Nessuno in un momenti di crisi si sognerebbe di darsi questo appellativo ma io me lo sono ritrovata sulle labbra. "Signore, perchè dici questo di me?"
"Perchè ti sei chiesta perchè esisto?,per cosa mi hai fatto?,perchè mi hai donato questa vita?,perchè ti sei accorta... Non tutti si fermano a pensare al perchè delle cose , a chi ci stà dietro a ciò che sono e che hanno.Ma tu si. Grazie."
Forse Dio mi avrebbe risposto così.
Nella nostra realtà la crisi che ti pone davanti a domande profonde e radicali è considerato un momento di debolezza ,"ti sei mai chiesta che senso abbia la vita?" "beh hai proprio dei pensieri allegri!"...ma santo cielo...TU TI SEI MAI CHIESTO CHE SENSO ABBIA LA VITA? PERCHE' SEI QUI?PERCHE' SEI TU?
Non è facile stare dentro a queste domande sopratutto se non sei tu che scegli di portele ma è la vita che ti obbliga a farlo.Anche a 25 anni la vita ti può chiedere di starci dentro e se il tuo amico ti bolla come "questo è in un momento di crisi" Dio invece ti dice "bene, hai l'occasione di andare alla sostanza delle cose"...ecco perchè il dolore avvicina a Dio, perchè ti obbliga ad andare al senso delle cose, cioè lui.
Quanto sarebbe bello continuare a stare sulle giostre senza aver bisogno di andare in giro per il luna park a cercare disperatamente il gestore per far ripartire il meccanismo della giostra che si è inceppato.Ma quando qualcosa si inceppa non puoi non metterti a cercare chi ti aiuta a ripartire anche se il lunapark è grosso e magari è pure sera.

lunedì 16 gennaio 2012

"Erano circa le quattro del pomeriggio."


Riesco a vedere la Bellezza.L'ho vista e mi sta salvando.
L'ho vista e le do un momento...erano circa le 20.30 di Sabato.
3 amici a tavola,uno di loro è più sofferente degli altri,è stato appena operato allo stomaco,dicono che stia passando un momento non sereno e si vede.Sorride con dolcezza e parla poco.Gli altri 2 parlano, ridono e scherzano con tutti ma riescono contemporaneamente ad essere attenti,di un attenzione commovente: gli riempiono il bicchiere di birra "ma poco perchè ti fa male!", gli passano un dolce e uno di loro provvede a tagliare metà bignè "perchè poi ti fa male"...Chi è per loro quel ragazzo?...un figlio?un fratello?no, il coinquilino ed era trattato come un figlio come un fratello, anzi meglio.
Sono tornata a casa , in questo momento in casa mia non c'è bellezza.Ho litigato, sono stata ferita e forse ho ferito, ho pianto...ma ho ripensato alle 20.30 del giorno prima. La bellezza c'è e io voglio viverci dentro.