sabato 20 dicembre 2014

" e tu stai bene?"

Io credo che così come i dolori dividano, dividono anche le gioie.
I dolori isolano e dividono perchè sono incomunicabili, le gioie isolano perchè chiudono in un paradiso in cui il mondo esterno non ha più una grande importanza e gli amici rimangono sullo sfondo sfocato di una vita diversa.
Mi rendo conto che non permettere ad alcune amicizie di finire alla voce "vecchie conoscenze " è prima di tutto un'atto di volontà. Non è facile condividere nè i dolori, nè uscire dalla propria gioia e raccontarla agli altri, prendersi tempo, quella cosa così preziosa, per dire due parole di sè, del proprio figlio , del proprio lavoro e della propria vita. Spesso il "farsi sentire" è qualcosa che bisogna imporsi, un momento in cui ci si ferma come a  lasciare cadere delle briciole lungo il cammino in modo che le persone care possano seguirci anche da lontano, anche da esperienze diverse, anche in momenti di vita totalmente opposti.
Mantenere i rapporti, nel caos del lavoro, dei pensieri e degli spostamenti  è una scelta, così come lo è lasciarli andare. "Non ho avuto tempo" è il lasciare andare; "Appena ho tempo ho voglia di vederti" è la frase che, anche se si avvera dopo mesi, mi fa capire che qualcuno sa e vuole che io continui a stargli dietro fino al prossimo incontro.
Tornata in Italia ho fatto una sorprendente scoperta: le persone con cui ero in contatto da lontano, quelle con cui riuscivo a condividere anche da li sono le stesse con cui una volta tornata ho ripreso normalmente un rapporto non più cartaceo o virtuale ma presente e quotidiano. Gli amici con i quali non sono riuscita a mantenere un rapporto oltre la distanza, presi dalle mille scuse (non riesco a scrivere e-mail, non so mantenere relazioni a distanza,faccio fatica con skype) sono quelli che a 40 km di distanza mi rimangono estranei.
Poi c'è la categoria dei grandi cambiamenti. Mi avevano detto: "Vai , vai in Germania due anni...vedrai che torni ed è tutto uguale."
Niente è uguale.
Non c'è cambiamento più grande di amici che si sposano e amici che diventano genitori, questi passaggi della vita minano le amicizie più solide per un arcano motivo, a me sconosciuto, secondo il quale le coppie frequentano coppie e i genitori frequentano altri genitori. E allora?
E allora mantenere i rapporti è davvero una scelta. E' la mia scelta di voler bene a te volendo bene a tuo figlio che piange e urla e non ci lascia parlare, ma è tuo; è il tuo sapere che con me puoi parlare di tuo marito o di tua moglie anche se non sono sposata perchè le nostre anime si sono scelte su basi più profonde...è questo, è il saper fare posto agli altri nella propria vita.
Nel caos del mio ritorno, in questo bordello di nascite e matrimoni che mi ha sconvolta, devo ringraziare Giovanni e Francesca perchè sono per me il segno e il dono di un'amicizia scelta, voluta e curata anche da lontano, anche in momenti diversi anche con Emanuele, anche con tutti quelli che verranno...


domenica 13 aprile 2014

Girato l'angolo



Non è neanche 4 giorni che sono tornata in Italia. Rispondo ancora automaticamente “nein ,danke” o “ja, bitte”, mi trovo qui e altrove nello stesso momento. Ho la sensazione di aver chiuso un capitolo e di non averne nessun’altro da incominciare. Lui è lontano ma non di chilometri, di cuore, e io gli ho dedicato troppo tempo e fatica. Mi sento un idiota. La lingua…in quanto la perderò? E poi guardami, dopo 2 giorni ho già litigato con mia nonna, per le stesse ragioni per cui litigo con sua figlia, mia madre e che mi hanno spinta lontano. Oddio, sono già tornata indietro? Sono arrabbiata mi sento assolutamente lasciata ad un bivio senza segnaletica. Io oggi in chiesa non ci vado, è anche il caso di dire che Dio può non esistere, anzi è più il caos e il non senso che l’idea che sia l’amore a muovere il mondo.. .Mi capita certe volte di dirlo e di crederci ad un mondo senza Dio.
Che palle. “Nonna, vado a fare jogging.” lo so che no sarà come nel viale di Hannover, lo so che sarò solo io e sarà uno slalom tra macchine, spazzatura, bidoni incendiati e rottami buttati per strada…ma io sono abituata così. Sono arrabbiata, se Dio c’è perché mi ha piantata qui senza segnaletica. Sbatto il cancello e inizio il mio slalom con questo pensiero in testa. Giro l’angolo, tengo la testa bassa per non inciampare in qualcosa, giro un l’altro angolo, un altro e poi me lo trovo li davanti. Un uomo vestito di bianco, lo guardo, è Gesù. Sono contromano rispetto ad una delle tante processioni della settimana santa in Sicilia. Mi metto da parte e lo faccio passare. Lo so che è uno qualunque, lo so che sono scettica e cinica verso queste “manifestazioni folkloristiche”, ma io  lo fisso lo stesso. La tunica, la barba, le mani e l’altezza di un uomo. D'altra parte era un uomo anche il vero Gesù, proprio come quello travestito da lui che continuo a fissare.  Stando agli scritti, avrebbe potuto  avere una vita perfetta come la vorrei io e come la vuole la maggiorparte di noi, ma sembra che quest'uomo di 2000 anni fa che poteva segliere di avere una vita perfetta, abbia scelto di non averla perfetta e di non crucciarsene perchè, diceva, c'era altro che "valeva di più". Io la segnaletica continuo a non averla ma sono tornata a casa camminando e pensando all'inutilità di avere l'ansia della vita perfetta. Apro il cancello e salgo le scale lentamente. “Hai fatto presto!” dice mia nonna “ Si ,ho corso 10 minuti e poi ho incontrato Gesù”.

domenica 16 marzo 2014

In ritardo sul destino

Il giorno in cui ho scoperto di abitare vicino ad una chiesa cattolica ero rimasta sorpresa e incredula dopo che per un anno, nel nord della Germania , andare a messa significava trovare e raggiungere  la lontana parrocchia in cui si trovavano i pochi cattolici della città. Qui a Koeln posso sentire le campane della chiesa in fondo alla via e se guardo bene, tra gli alberi, posso vederne la sagoma. Andare ad una messa in tedesco è per gran parte del tempo un esercizio di comprensione per poter capire il brano del vangelo, la lettura e i salmi. La predica no, stacco il cervello. Così dopo il vangelo mi risiedo e inizio a immergermi nelle mie ansie, tra traslochi, carte e aerei. Ma oggi no, mi risiedo e sento dal pulpito due parole che riattivano la mia attenzione: "Italienische Frau und Cappuccino". Guardo per la prima volta il prete, gesticola ed ha una voce che riempie la chiesa. Cosa avrà da dire sulle donne italiane?
Da ragazzo ,quando gli chiedevano come immaginava la sua vita lui rispondeva che il suo sogno sarebbe stato quello di sposare una bella donna italiana e la mattina della Domenica fare colazione insieme, rilassati con cornetto e cappuccino, progettando gite e corse intorno al lago. Era sicuro che ci sarebbe riuscito a sposare un'italiana e ad avere la sua Domenica di relax. E invece no. E' prete, non ha una moglie italiana e la Domenica è il giorno più pesante della settimana in cui spesso non ha tempo di sedersi con calma a pranzare. Che cosa fa cambiare le vite in questo modo? cosa ha cambiato la mia vita così tanto che sono in Germania da quasi 2 anni? come fa la vita a diventare, dal nostro progetto iniziale, così totalmente altro? GLI INCONTRI. Sono le persone che incontriamo che segnano il cambiamento del nostro percorso e delle nostre scelte più importanti. Non servono gli esempi della mia vita, ognuno ha i suoi e potrà verificare quanto questo sia vero. Credo checiò possa valere anche nel senso del "non incontro". Molte strade che ipoteticamente potrebbero aprirsi perfettamente e facilmente, non si aprono perchè mancano di quell'incontro con una persona o con un' esperienza che  fa decidere per proseguire o meno in una direzione.  E così il prete non incontrò  nessuna italiana ma un esperienza che lo appassionò e lo portò ad immergersi in nuovi sogni e progetti; e io non ho incontrato nessuna realtà e nessuna persona particolare per   poter progettare una vita intera in Germania.
La predica è finita...penso e ripenso a quanto sia vero tutto questo e intanto la chiesa si svuota mentre il parroco saluta alla porta gli ultimi fedeli. Mi metto in fila per salutarlo e quando gli sono davanti lo guardo  e sorridendo gli dico: "eccomi sono la ragazza italiana ma credo di essere arrivata tardi almeno di 20 anni" lui ride e io vado al bar a prendermi un cappuccino.

giovedì 6 febbraio 2014

Mezzogiorno Colonia- Sicilia



A mia nonna Giovanna piace il pesce. La mattina esce dalla sua pulitissima e ordinatissima casa e si immerge tra le strade sporche di Sicilia, schiva i motorini, sorpassa le baracche abusive, saluta qualche suo ex alunno e arriva alla pescheria.  Quando la accompagno io rimango estranea a quei discorsi in dialetto su nomi di pesci, marinatura e taglio, sangue e occhi più o meno lucidi. So solo che mia nonna non esce se non è soddisfatta e per esserlo le ci vogliono almeno 10 minuti di trattative. Io la aspetto vicino alla porta, mi lascio cullare dal suono di una lingua che io non so, ma che avrei potuto sapere se i miei genitori, 30 anni fa, non avessero deciso che era meglio per me nascere e crescere al nord. Io di pesce non ne so nulla, non lo so cucinare e tantomeno comprare ed è  per questo che quando siamo insieme , mia nonna, con attenzione delicata me lo fa  sempre trovare in tavola. La cosa particolare è che il mio pezzo di pesce è sempre diverso dal suo perché a lei piace avere quella parte con molte lische, le piace pulirlo minuziosamente, ammucchiare la carne buona da un lato del piatto e poi mangiarla a lavoro terminato. Di solito inizia a mangiare quando io sono già alla frutta. Le prime volte le dicevo se voleva metà della mia parte di pesce,  la più tenera e pulita, ma lei si è sempre rifiutata dicendo “io mi scialo a pulirmelo per bene!”. Oggi mentre faticavo ancora in una complicata, incomprensibile, fraintendibile discussione con lui e mi dicevo: “ manu perché?”...mi è venuta in mente l’immagine di mia nonna a cui piace faticare nel  togliere le spine. Io vengo totalmente attratta da persone spinose e per nulla facili. Io mi metto li , come fa mia nonna col pesce, a cercare di togliere le spine come se le preferissi ad una  carne già tenera e pulita. Ma, ancora una volta, L’esperienza mi sta insegnando che non solo le spine non le tolgo io ma se le tolgono le persone stesse se e quando è il tempo, ma anche  che spesso, a pulire il pesce si capisce che è solo lisca,e la carne buona non c’è, c’era solo l’idea, la mia, che dietro il brutto,il difficile, il non chiaro, ci sia del buono. Invece no, non sempre. Spesso le persone che sembrano fredde e superficiali lo sono davvero; gli egoisti ed egocentrici lo sono davvero e sono così…nessuna maschera, nessuna motivazione da scardinare. Così in una notte tedesca, ritorno col pensiero al tavolo da pranzo di mia nonna, il ventilatore che gira , il suono delle forchette sul piatto e lei che guardandomi mi dice: “ vedi gioia mia, a me piacciono quei pesci con tante spine, difficili da pulire e per i quali devi lavorare tanto prima di mangiarne qualcosa...ma i miei sono pesci....i tuoi sono uomini" " hai ragione nonna".

domenica 12 gennaio 2014

Chiedimi se sono felice

"Vorrei essere al contrario per vedere diritto questo mondo storto" . Era scritto sul mio diario alle medie ed è la sensazione che ho provato  questa sera, dopo aver parlato di  ciò che vivo da quando mi sono trasferita a Colonia per inseguire la proposta lavorativa che il mio conto in banca si augurava di ricevere da tempo.  Satasera bisognava farsi forza per parlare apertamente davanti agli occhi del mio interlocutore che, anche da dietro un Computer a 1800 km di distanza, mi penetravano con  espressione interrogativa e preoccupata. La decisione di far durare la mia esperienza lavorativa a Colonia solo sei mesi , nonostante il possibile prolungamento del contratto, lascia sempre tutti basiti . Anche gli occhi che avevo davanti lo erano e li sentivo urlarmi contro : "Questa ragazza non è mai felice!...hai un lavoro in Germania, guadagni più del doppio che guadagneresti in Italia, ma cosa vuoi di più? ma di cosa ti lamenti? ma cosa cerchi ancora? anima in pena!" Mentre cercavo di distogliere il mio sguardo da quello sguardo per non sentirmi schiacciata, cercavo di spiegare  che la mia scelta nasceva dal desiderio di sentirmi  in armonia con ciò che voglio dalla mia vita, con il mio desiderio di felicità. Ma il voler essere felici non è considerata, dai più, una motivazione seria e quegli occhi mi confermavano che le mie priorità risultavano preoccupantemente sbagliate. Mi ritrovai così a dover giustificare il fatto di sentirmi in diritto di cercare la mia felicità al di là dello stipendio,del lavoro e della sicurezza economica. Giustificare la mia voglia di fare tutto il possibile per non subire la vita  ma per cercare di costruirela come è meglio per me. Ma questi  sono vagheggi nel mondo dei "normali", un mondo così perso in se stesso, così al contrario, che "voglio essere felice"  non è considerata una risposta che spieghi sufficientemente  il perchè di una scelta. Quando  il verbo "dovere"  è davanti a parole come lavoro, guadagno, carriera non ci fà alcun effetto, ma  se qualcuno prova a sussurrare : "io DEVO essere felice"...allora la gente alza l'angolo della bocca accennando un amaro sorriso, chiude gli occhi  in segno di una nostalgica amarezza e sospira un divertito "eeeee". Io non mi diverto per niente, questo mondo è storto ed io non posso capovolgermi per vederlo dritto.

"Proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ? "