mercoledì 23 aprile 2008

pensieri

Ho una gran voglia di scrivere o più che altro di urlare tante cose in particolare urlare me stessa.Vorrei chiudermi in casa,lasciarmi andare,non studiare,tenere l'esperessione facciale come ne ho voglia cioè vuota,piangere,mandare a cagare chi se lo merita,non parlare con nessuno piangere piangere piangere.
Vorrei poter essere così,così come mi sento di essere dentro.Che brutto momento,è questa maledetta Estate o il tempo che passa lento ma costante che cronicizza tante cose.Due anni di sofferenze e ansie,di vita sconvolta,due anni che valgono una vita e che incidono per una vita,me l'hanno tolto.Forse devo solo piagere ancora tutto quello che non ho pianto in questo tempo.mah

domenica 20 aprile 2008

memory



I grandi dolori sono una sorta di purificazione da tutto il superfluo della vita,quando devi sopravvivere alla mancanza e reinventarti giorno per giorno devi lasciare le piccolezze,le stupide ansie,le questioni superficiali dietro di te e sobbarcarti solo il peso di riuscire a rinascere.

E' come quando sul computer devi fare posto ad un file molto grande e ti metti a cancellare tutto quello che puoi togliere per fare un pò di spazio.Il dolore prende tanto sapzio.
Certe volte prende lo spazio del futuro,della gioia ed esiste solo lui in te.Chi ce l'ha fatta è riuscito a dare spazio a se stesso,ad incasellare il dolore in modo che prenda solo un certo spazio e lasci vita al resto.
Io ancora non ci sono riuscita.
Anzi ,spesso cancello il resto per dare spazio alla mancanza e al passato che non torna,ai ricordi e alla solitudine della sua assenza.
Ma è certo che tra tutti questi sbagli, della vecchia manu ho cestinato le ansie che derivano dai piccoli screzi e discussioni,non c'è posto per loro,non c'è posto per facce col muso o rancori covati,e con un certo stoicismo mi lascio passare addosso tutto.Si,per certe cose sono diventata pietra,intoccabile,altre invece mi scavano dentro e piegano le viscere.Sono capace di uscire dall'aula sentendo parlare di certe cose o di piangere davanti ad una malattia ma non mi turbo minimamente davanti alle cose che nella mia vita di prima costituivano fonte di ansia e di inquietudine e che ora mi sembrano solo questioni sciocche e pesi inutli.Se riuscirò a sopravvivere alla mancanza improvvisa della persona più importante allora sarò corazzata contro il dolore della vita...

mercoledì 9 aprile 2008

mani

M.R. l'ho notata dal primo giorno di università.Aveva quella camminata ondeggiante e lenta dell'emiplegia.Vista da dietro la sua spalla cadente mi ricordava quella di mio papà.La prima volta quella somiglianza mi ha fatto venire le lacrime agli occhi,ma in mezzo al corridoio non è bello piangere.L'ho seguita con lo sguardo,entrava nell'aula 21,quella dove dovevo andare io.E'una signora adulta avrà circa 50 anni,sguardo serio di chi nn ha più paura di nulla,seduta al primo banco...l'ho guardata per 5 mesi.Guardavo dove parcheggiava,aveva il cartellino dell'invalidità come mio papà,un giorno ho guardato la macchina,aveva il pomellino per guidare, come lui.La guardavo salire e scendere le scale lentamente,era una presenza che ai miei occhi non passava mai inosservata.Un giorno ho iniziato a salutarla nonostante era chiaro che rispondesse solo per cortesia,non mi aveva notata nel suo stesso corso.Un pomeriggio mentre ero seduta a lasciarmi scaldare dal primo sole si siede sulla stessa panchina,ci salutiamo e inizia a scrivere qualcosa su un foglio di carta.Scriveva con la mano sinistra,per forza,era l'unica parte del corpo che usava...Di botto le ho chiesto:"ma tu sei mancina o lo sei dovuta diventare?"poi presa dall'idea che potevo sembrare invadente ho aggiunto:"sai te lo chiedo perchè anche mio papà è emiplegico,però sinistro".Con un sorriso mi ha guardata e mi ha detto "è per questo che a differenza degli altri l'hai notato?" "si"le ho risposto "è dal primo giorno che ti ho notata proprio per questo".Tutto è venuto così naturalmente,nel giro di 5 minuti mi ha raccontato che cosa le era successo,poi si è passato a me,o meglio ,a mio papà..."no,lui nn c'è più da Settembre,sai ,ha sofferto di ciò che curava negli altri" "ah tuo padre era medico?" "si...".E' così che ho scoperto di essere in corso con una paziente di mio papà!Le ho detto che ero felice,così potevo parlare di lui con lei...mi ha abbracciata.Ora ci salutiamo sempre così, e spesso ridendo mi chiede "chissà tuo papà cosa pensa di una così che va in università"e le rispondo sempre raccontandole le mille cose che faceva nonostante l'emiplegia.
Mi manca tanto.