mercoledì 22 agosto 2012

no, io mai!

"Vado in Germania per un anno, imparo la lingua e mi guardo intorno, sono abituata a prendere l'aereo da sola, ho fatto Bergamo- Dusseldorf una volta al mese per più di un anno!" 
Sono io? questa frase esce dalla mia bocca? o no, no io sono attaccata al mio paese, il bar  dove gli anziani si trovano e si raccontano storie vecchie di 60 anni; la bibliotecaria avrà abbastanza gente che va a richiedere i libri anche se non vado io? e il coro? i ragazzi di catechismo? Io appartengo a Villanova e inoltre ho paura di stare da sola e di prendere l'aereo, soffro il freddo, ho bisogno di farmi psicoanalizzare davanti al caffè almeno una volta a settimana e di sapere le ultime notizie da Brescia e di quando in quando di fare una domenica ebraica sul pavimento della Cecilia e poi solo  meno di tre anni fa giurai a me stessa che la lingua tedesca e i libri che mi ricordavano quell'esame dovevano sparire dalla mia vista. Io sono la persona più attaccata al suo paese, più paurosa e meno intraprendente del mondo, ho l'ansia, vivo tra le nuvole eppure la mia vita è una continua richiesta di superare i miei limiti che sfocia in una paradossale ironia. Un giorno durante un campo del sermig un giovane fiorentino carino e brillante si fermò a parlarea con Ernesto. Tornò perplesso. "Lorenzo cosa c'è?" "boh io non lo so, Ernesto mi ha chiesto che sogni avevo e io gli ho risposto che vorrei diventare un bravo ingegnere, sposarmi e avere dei bambini ma lui mi ha fatto capire che non era il modo giusto di pensare perchè io dovrei essere come una vela sul mare, pronta ad andare nella direzione dove la porta il vento, io ho troppi piani in testa ma se Dio volesse portarmi da un altra parte io dovrei essere pronto a seguire il vento e ad andare in un altre direzione". Per me fu un'illuminazione. I miei desideri per il futuro divennero meno superficiali e quindi più liberi ed essenziali e non esisteva più il "no, io mai". Ho sempre guardato ad Ernesto come ad un uomo che  parlava solo di ciò che  aveva imparato dalla propria esperienza e anche questa volta era lui per primo che aveva accettato questa apertura oltre sè stesso. Quando gli proposero di diventare  ufficialmente responsabile e volto del servizio missionario di Torino lui chiese a Dio solo 3 cose: non farmi parlare in pubblico, non farmi prendere l'aereo, non farmi stare a contatto diretto con la povertà...beh come finisce la storia andate a leggerla. Io nella mia vita ero (fino ad ora) sicura di 3 cose: non prenderò mai l'aereo da sola, non potrei vivere senza mio padre, non riuscirei a vivere in un altro posto che non sia villanova.
C'è un proverbio che dice Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.

sabato 18 agosto 2012

wulf

Ultimamente mi capita spesso di piangere di gioia. La prima volta che me ne sono accorta ero  in mezzo ad un bosco dopo aver percorso 17 km  tra salite e strade sassose e avevo di fianco a me un poliziotto tedesco.Guardavo le stelle e piangevo di gioia. Esattamente un anno prima ero sul Reno, avevo di fianco un ragazzo tedesco a cui volevo un mondo di bene e guardando le stelle mi sentivo solamente angosciata e sola in mezzo all'universo.Non è facile guardare le stelle se non sai qual'è il tuo posto nel mondo e nella vita e se non ti senti amato...ti fanno sentire ancora più sola e sperduta. E invece ricordo esattamente il momento in cui durante la sera , in quel bosco portoghese, ho deciso che dopo un anno potevo alzare lo sguardo per guardare il cielo senza aver paura di sentirmi dispersa nel nulla. Ero su quella strada perchè mi ci aveva messo mio papà, lui e la sua passione per il medioevo e i pellegrinaggi, il suo poster sul cammino di Santiago e il suo dire a tutti "sarebbe bello organizzare quest'estate per andare a Santiago" perfino quando ormai non avrebbe più potuto camminare su quel sentiero. Ora c'ero io su quel sentiero. Davanti a me una finestra buia dove i miei amici già dormivano...che bello averli...e seduto accanto a me c'era il miracolo di San Giacomo: un uomo in cerca della figlia che decide di farsi padre di una ragazza che in quel cammino cercava suo padre. Le coincidenze? il caso? io lo chiamo lo sguardo di Dio su di me...ecco perchè quella sera sono riuscita a guardare le stelle dopo un anno ,perchè il cielo per me non era vuoto.E ho pianto.