martedì 9 agosto 2016

...and you give me all of you


Lasciatemi piangere mentre ascolto John Legend che canta: "' Cause I give you all of me and you give me all of you“ . Lasciatemi piangere come Bridget Jones davanti alla tv con il gelato "Ben & Jerry's" in mano e lasciatemi sperare che un giorno ricordando tutto questo ci riderò sù.
Non è una colpa cercare un amore vero e per questo, lasciarne dietro a sè tanti quanti il destino e la vita decide di scartarne.
Ma lasciatemi anche un pò piangere mentre ascolto John Legend, lasciate che io singhiozzi mentre penso: "anche stavolta è no" oppure: "devo iniziare tutto da capo". Lasciatemi piangere e pensare che anche io vorrei qualcuno capace di dirmi:"Cause I give you all of me and you give me all of you“

mercoledì 6 aprile 2016

Cogli la rosa, o ninfa, or ch'è il bel tempo.

Vi siete mai persi nei progetti di una storia?
vi siete mai persi a pensare ad un ipotetico remoto futuro e a cosa succederebbe se...
a come vi comportereste se...
a come ci si potrebbe oraganizzare se...
a come andrebbero le cose se...
bene, io sempre. Addirittura, questi miei dubbi e proiezioni di possibili problemi su un possibile futuro, risultavano così importanti da mettere in discussione l'andamento della storia in un momento presente, magari ancora lontano dai problemi ipotetici che sarebbero ipoteticamente derivati da un ipotetico futuro. Forse perchè le storie a distanza abituano a pensare così. Non si è mai nel momento presente, si è già al momento della separazione o si sta già pensando a come, dove e quando rivedersi sempre tenendo presente che : io quel finesettimana ho un matrimonio , tu sei ammalato e allora ci vediamo tra 2 settimane!
Ultimamente ho scoperto la bellezza del vivere il presente. Credo sia per me una cosa talmente nuova che mi sento una bambina in un negozio di caramelle. Niente mindfullness o corsi anti-ansia, semplicemente la consapevolezza che le variabili sono troppe e il futuro è incerto. Si, forse per molti risulterà una frase da "biscotto della fortuna cinese"ma per un ansiosa come me, la frase che ho appena detto farebbe riempire di lacrime di gioia qualsiasi psicanalista.
Vorrei che E. sapesse che se dico che non voglio pensare a cose a lungo termine con lui, non vuol dire che non investo sul rapporto, ma che lo vivo , lo gusto e lo assaporo momento per momento e questo perchè per la prima volta nella mia vita la persona più importante per me non deve combaciare con treni, aerei o week-end. 
 Io sono sempre stata una sostenitrice delle storie a distanza: "oh che problema c'è, se ci sia ama si riesce" . Si, certo ci si riesce ma ultimamente mi sembrava sempre di più qualcosa di falso e non perchè il sentimento non fosse vero, ma perchè tutto doveva rientrare in 2 giorni. In quei 2 giorni (che siano al mese o alla settimana) dovevi concentrare tutto il tuo meglio, le cose da fare, le cose da dire, tutta la tua voglia, relazioni sociali, i discorsi profondi.
No basta. La promoter delle relazioni a distanza ha cambiato idea.
I bambini, gli animali posseggono il segreto della vita, vivere il presente. Quando stai camminando cammina, quando stai sbucciando una mela stai sbucciando una mela, quando stai amando quella persona in quel momento in quell'attimo in quelle situazioni la stai amando in quel momento. Quando stai camminando non dovresti immaginare quello che ti aspetta al tuo arrivo ma assaporare ciò che vedi mentre vai; quando sbucci la mela non dovresti chiederti dove poi butterai il torsolo ma dovresti ammirare i colori, il succo e la perfezione di ciò che hai in mano, così quando E. è con me non devo pensare a cosa faremo, come andrà o cosa potrebbe dividerci, ma al fatto che posso accarezzarlo , posso parlargli e ho tra le mani qui ed ora qualcosa di supendo.

mercoledì 7 ottobre 2015

CHISSENEFREGA

Quello pensa che tu, chissenefrega
I tuoi "amici"sono diventati genitori e non te l'hanno detto, chissenefrega
c'è quello li, chissenefrega
sei single, chissenefrega
forse non riusciamo a fare, chissenefrega
è già ottobre, chissenefrega
dovresti chiamare, chissenefrega
ma non hai ancora fatto, chissenefrega
non lo sento da, chissenefrega
avresti dovuto fare, chissenefrega
sarebbe meglio, chissenefrega

è il magico momento della libertà, di quei chissenefrega per me rari che quando sono veri e profondi mi liberano dal tormento di pensare, capire, provvedere, sistemare, migliorare le sorti del mondo.
La cosa più difficile per me è dire chissenefrega. Le cose mi prendono allo stomaco , le ingiustizie mi fanno girare insonne nel letto, i giudizi altrui mi rendono un attento chirurgo che muovendosi non vuole ledere e danneggiare nulla, le delusioni mi si piantano nella mente e la volontà di controllare minimamente ogni aspetto del futuro mi rende spesso pesante ogni passo.
Eppure da qualche mese io riesco a finire i pensieri in modo diverso.
Riesco a rispondermi:chi se ne frega.
è bellissimo.

mercoledì 26 agosto 2015

Poveretto

Oggi ho pensato alla parola: "poverette".
E ho pensato che non ci fosse appellativo maggiore di  "poverette"per definire quelle persone che rifiutano, schifano, maltrattano, allontanano l'amore di qualcuno. Poverette. Non mi riferisco a chi decide di non intraprendere una relazione con qualcuno ma a chi avendola intrapresa decide di romperla con facilità, cattiveria, senza riguardo, superficialità e stupidità. insomma le cose importanti dovrebbero poter essere protette fino al limite del possibile e poi lasciate cadere solo se non può più essere fatto nulla per salvarle. Invece la cosa che più annienta la mia fiducia nell'amore è vedere che molte persone sono pronte a chiudere, a rinunciare, a lasciare andare legami importanti e persone come se nulla fosse. Ecco questo mi annienta: la facilità che si ha di mettere da parte le persone, le promesse e il tempo.
L'altro giorno in un bar di Venezia, lontano dai turisti ho incontrato P.
Ci conosciamo da un anno ma è come se ci conoscessimo da sempre. Lui mi ha parlato di lei e lo faceva con le lacrime agli occhi. E' mesi che lui aspetta che lei decida se tornare o no con lui, si sono dati del tempo perchè lei doveva decidere cosa farne di quel ragazzo che l'amava tanto. Credo che lei lo sapesse da subito eppure lo ha lasciato li, a sperare e a credere ogni giorno che lei sarebbe tornata. Lui l'avrebbe aspettata col cuore in mano. Nella tasca aveva ancora il bracciale regalatogli da lei e di notte prima di dormire lo bacia e prega Dio che lei torni.
Ho pensato..."poveretta"  che posti foto su fb della tua estate spensierata con le amiche mentre un ragazzo che ti ama sta aspettando che tu torni da lui, aspetta una tua parola e un tuo ritorno. Poveretta, non sai che lui bacia il tuo bracciale prima di addormentarsi. Poveretta cosa ti stai perdendo.
D. ha chiesto il divorzio breve ad Agosto. Dopo sei anni di matrimonio. Lei voleva vivere la giovinezza e sentirsi libera. Lui avrebbe perdonato tutto, avrebbe perdonato il tradimento aspettandola in casa tutte le sere. Mi chiamava e piangeva perchè era disposto a tutto pur di farla felice: avrebbero ricominciato, cambiato quello che c'era da cambiare, lui l'avrebbe aiutata a superare tutti i problemi e a reinventarsi. Lei gli ha bellamente voltato le splalle lasciandolo li, con un sogno infranto, una vita da rifarsi e una fiducia nel mondo da rivalutare. Poveretta, lei non sa che si è persa un marito che la amava, che l'avrebbe aspettata e aiutata in tutto. Poveretta, crede forse che tutti siano capaci di un amore così e ha deciso di trovarne un altro e a quanto ne sò se l'è trovato chitarrista e filosofo. Poveretta non sa che marito fedele e innamorato si è persa. Poveretta.
 Dopo una settimana di discussioni rese più difficili dalla lontananza, R. ha deciso di lasciarmi con queste parole : "non sono più motivato". Insomma era una settimana che gli si profilava dinnanzi l'idea che avremmo dovuto fare cambiamenti, rinunce e compromessi per poter colmare la distanza e permettere a entrambi di costruire il proprio futuro nella maniera migliore per entrambi. Così, se una settimana prima era pronto alla convivenza , la settimana dopo non era più motivato.  Quando penso che mi ero appoggiata a lui, che per me era il mondo, che gli volevo talmente bene che nonostante tutto quello che mi ha fatto,gliene voglio ancora e non riuscirei a pensare di potergli fare quello che lui ha fatto a me, ecco  quando penso a cosa si è perso e a cosa ha buttato via con fretta e schifo, per la prima volta non dico "povera me" ma dico: "poveretto aveva una ragazza che gli voleva bene, che lo amava, poveretto". Forse lui crede che ciò che avevamo possa essere facilmente replicabile con qualcun'altra che gli chieda meno cambiamenti e meno sforzi. Poveretto, non sa che avevamo un tesoro grande e raro insieme e che lui ci ha rinunciato. Poveretto.



venerdì 31 luglio 2015

Ex-voto


-"sei vecchia?"
-"no"
-"sei brutta?"
-"no"
-"allora esci e trovatene un'altro e per prima cosa trovati un buon lavoro e sii indipendente da tutti."

Mia nonna Giovanna ha 83 anni, è nata e cresciuta in Sicilia ma per me non c'è donna più moderna . Non poteva non essere lei la prima ad ascoltare le mie delusioni d'amore.
Forse   il mestiere d'amare è qualcosa che  pochi sono in grado di fare. Forse non dipende tanto dall'oggetto amato ma dalla capacità intrinseca in noi, di amare. Voglio dire che certe persone sono capaci, altre no. Altre sono piene di orgoglio, di paure, di insicurezze e di pretese, insomma, di quelle cose che con l'amore non c'entrano e che danneggerebbero o impedirebbero la storia più bella con qualunque fantastico individuo.
Non posso crogiolarmi troppo nel senso di abbandono, di delusione e di solitudine che ti assale quando una storia d'amore finisce. Non posso perchè chi sopravvive alla perdita di un padre, alla visione del dolore della propria madre e ad una famiglia da ricostruire  sa che sopravviverà anche all'addio di un individuo che non si è fatto poi tanti scrupoli a voltare pagina e a prendere la sua strada trattandoti come l'ultima creatura sulla faccia della terra. Forse un giorno  ringrazierò il cielo che sia andata così, così come è successo per tutte le altre occasioni "perse", qualche tempo dopo ho sempre acceso un cero per "mancato pericolo".
Sono grata al destino per tutte le porte che si sono chiuse. E' stato sempre meglio così.
Ringrazio il cielo che quegli amori siano finiti e credo che ci siano i presupposti per dire che anche per questa fine accenderò presto un altro cero.




martedì 21 luglio 2015

Dolce Venere di Rimmel

Ieri D. vedendomi piangere tra una patatina e un sorso di coca mi ha guardata e mi ha detto: "è quando non si ha più niente che si ha bisogno delle cose superficiali."
Io apparentemente non ho niente. Non ho un lavoro e da Sabato non ho nemmeno più il ragazzo a cui per la prima volta avevo donato la mia fiducia, la mia sicurezza e quell'amore calmo e pulito di chi si sente in grado di essere se stesso, anche nei dubbi e nelle incertezze. Mi parlava di vita insieme, di matrimonio e di figli ma in una settimana ha deciso che non se ne faceva più niente. Non mi soffermerò sul cosa penso e sul cosa sento, sul tradimento, che non è solo sessuale, ma è  il girare le spalle e mollare l'altro con meno riguardo di come si abbandona il cane in autostrada; non vomiterò la mia rabbia, non oggi, perchè oggi sono troppo bella.  M. ha messo in atto ciò che D. aveva detto ieri. Mi ha presa, mi ha limato le unghie, mi ha fatto le maschere facciali, mi ha truccata, messo il suo rossetto e dato in mano il cellulare per fare selfie, selfie a volontà. Un'attenzione, una delicatezza e una sensibilità che non hanno bisogno di parole nè di grazie.
Non è vero che non ho niente.  Io ho gli amici. E se all'amore non credo tanto, all'amicizia ci credo. Credo che salvi la vita, sempre. Credo che arrivi la dove l'amore spesso non arriva o distrugge. Credo che potrei vivere una vita senza un compagno, ma non potrei vivere una vita senza amici.
Ho deciso che non è vero che sono sola, non è vero che sono infelice, non è vero che la vita è brutta anche quando il cuore è spezzato, la solitudine bussa, i progetti in fumo e la fiducia è appassita. Mi guardo le unghie blu e mi viene da ridere. Mi ricordo di quando ho chiamato Joana in mezzo ad una piazza ad Hannover. Mi è venuta a prendere, mi ha asciugato le lacrime e mi ha messo il fondotinta sulle occhiaie... perchè :" è quando non si ha niente che sia ha bisogno del superfluo". Il mondo è pieno di persone belle.

sabato 9 maggio 2015

Duc in Altum


Non credo più, come diceva il giovane Holden, che le cose dovrebbero rimanere intatte e immutate come in una vetrinetta di vetro. non ho più paura di dirmi che quella persona, quella relazione, quella casa, quei colleghi,quegli amici inesisitenti  possono essere lasciati indietro e dimenticati per il naturale evolversi degli eventi e della vita. Un tempo avrei tentato di salvare relazioni, manterenere amicizie il cui elettrocardiogramma era piatto da tempo, solo per la paura di ammettere che nella vita le persone cambiano , che ci si perde di vista, che cambiano gli affetti, la visione della vita e la vita stessa. In realtà non lascio mai nulla di intentato, sono una di quelle che arriva al punto in cui c'ha provato talmente tanto a fare le manovre di rianimazione dell'amicizia, che quando desiste, lo fa con un carico di  insofferenza pari al carico di fiducia e sincerità invesite all'inizio...enorme.
Quindi se non chiamo più, non è per quella strana storia secondo cui se io ti chiamo un mese, il mese dopo tocca a te. Se non chiamo è perchè ti ho telefonato talmente tanti mesi di fila senza reciprocità, senza interesse, come se l'amicizia fosse univocamente da me a te e mai viceversa, che in effetti non lo so se questo mese tocca a me o a te...io mi sono rotta.
Un tempo invidiavo le persone che non entravano mai veramente nei rapporti umani, quelle che mantenevano una certa distanza, un certo disinteresse, un certo distacco che li tutelava dalle grandi delusioni. Ora mi dispiace per loro, ma non chiederò di meno all'amicizia solo perchè c'è gente che non è capace di donarla, continuerò a volermi contornare di quelle persone che sanno immergersi in amicizie invischiate e preziose, capaci di rimanerci male se io non mi faccio sentire per un pò, capaci di essere presenti, di condividere e chiedere amicizia. Non mi appiattirò come richiedono in tanti. "Duc in altum" e avrò ragione.
Questo pensiero è per te che non chiami mai "perchè non hai tempo."
Questo è per te che non condividi i momenti belli perchè credi che tu e lui possiate bastarvi sempre.
Questo pensiero è per te che ti scocci se ti dico che non sentirsi per 8 mesi non è normale in amicizia.
Questo pensiero è per te che credi di essermi amico per osmosi  solo perchè tua moglie ogni tanto mi scrive.
Questo pensiero è per te che condividi e senti quello che sento io, perchè è così bello sapere di avere delle persone a cui vuoi e puoi voler bene e sapere che questo bene è riconosciuto e ridonato. 


domenica 25 gennaio 2015

Io che amo solo te, io mi fermerò e ti regalerò quel che resta della mia gioventù


Mia nonna Maria incontrò il suo amore a 27 anni.
27 anni nella Sicilia degli anni 40 erano il marchio della giovinezza finita senza un matrimonio e di un futuro di solitudine. Ma lei l'amore lo aspettava lo stesso e infatti arrivò dal mare in un torrido pomeriggio d'estate. Per tutti quest'amore era arrivato  "tardi" ed era  inaspettato, ma per mia nonna  era la risposta di Dio alle sue preghiere che lei non aveva smesso di attendere.
Mio nonno la sposò e rimasero a vivere vicino al mare. La mattina lui si infilava la divisa bianca della marina, la salutava dal balcone e lei rimaneva in casa facendo quei lavori che io non so più fare. Rimasero insieme 44 anni. Fu per mia nonna l'unico amore e il primo essere umano che la trattò come una creatura da amare e rispettare, il primo che diede calore alla sua vita.
Io ho incontrato l'amore a 27 anni.
Negli anni 2000 in Italia avere 27 anni significa essere nel pieno della vita, gli anni nei quali prendersi tempo per fare più esperienze possibili prima che il lavoro, l'amore e la famiglia ti rileghino  nel tuo angolo  di società.  Ho viaggiato, ho cambiato lavori, città e nazioni e iniziavo a capire che nessuna delle mie avventure poteva bastarmi se non potevo condividerla con qualcuno che mi prendesse per mano. Iniziai ad aspettare l'amore come faceva mia nonna 70 anni fa nei pomeriggi caldi di Sicilia. Iniziai a pregare Dio di farmi incontrare qualcuno che riuscisse a fermare il mio vagare per il mondo e a prendersi cura di me volendomi bene  come nessuno era riuscito a fare dopo la morte di mio papà. E mentre la mia Estate italiana finiva ed io ero ormai pronta per ripartire, il mio amore arrivò. Arrivò in una sera qualunque di Novembre, in nessuna delle metropoli europee che avevo girato o abitato, ma in un paesino di 4.000 abitanti che per una sera era stato risparmiato dalla nebbia ed ora è per la mia vita quello che mio nonno fu per mia nonna.
In questi anni veloci e fluidi, imparagonabili con gli anni in cui mia nonna scelse l'amore, sogno comunque di poter condividere con lui 44 anni di  saluti dal balcone mentre va a lavorare, mentre gli urlo dalla finestra di comprare qualcosa di pronto per la cena perchè "oggi non ho tempo di far niente". Non c'è metropoli, non c'è avventura che reggerebbe il confronto con una vita così.

Che tempi diversi, che luoghi lontani, guardo i riflessi rossi tra i miei capelli, l'unica cosa che mi è rimasta di mia nonna Maria...e mi metto a ridere..."27 anni, dovevamo aspettare 27 anni."

sabato 20 dicembre 2014

" e tu stai bene?"

Io credo che così come i dolori dividano, dividono anche le gioie.
I dolori isolano e dividono perchè sono incomunicabili, le gioie isolano perchè chiudono in un paradiso in cui il mondo esterno non ha più una grande importanza e gli amici rimangono sullo sfondo sfocato di una vita diversa.
Mi rendo conto che non permettere ad alcune amicizie di finire alla voce "vecchie conoscenze " è prima di tutto un'atto di volontà. Non è facile condividere nè i dolori, nè uscire dalla propria gioia e raccontarla agli altri, prendersi tempo, quella cosa così preziosa, per dire due parole di sè, del proprio figlio , del proprio lavoro e della propria vita. Spesso il "farsi sentire" è qualcosa che bisogna imporsi, un momento in cui ci si ferma come a  lasciare cadere delle briciole lungo il cammino in modo che le persone care possano seguirci anche da lontano, anche da esperienze diverse, anche in momenti di vita totalmente opposti.
Mantenere i rapporti, nel caos del lavoro, dei pensieri e degli spostamenti  è una scelta, così come lo è lasciarli andare. "Non ho avuto tempo" è il lasciare andare; "Appena ho tempo ho voglia di vederti" è la frase che, anche se si avvera dopo mesi, mi fa capire che qualcuno sa e vuole che io continui a stargli dietro fino al prossimo incontro.
Tornata in Italia ho fatto una sorprendente scoperta: le persone con cui ero in contatto da lontano, quelle con cui riuscivo a condividere anche da li sono le stesse con cui una volta tornata ho ripreso normalmente un rapporto non più cartaceo o virtuale ma presente e quotidiano. Gli amici con i quali non sono riuscita a mantenere un rapporto oltre la distanza, presi dalle mille scuse (non riesco a scrivere e-mail, non so mantenere relazioni a distanza,faccio fatica con skype) sono quelli che a 40 km di distanza mi rimangono estranei.
Poi c'è la categoria dei grandi cambiamenti. Mi avevano detto: "Vai , vai in Germania due anni...vedrai che torni ed è tutto uguale."
Niente è uguale.
Non c'è cambiamento più grande di amici che si sposano e amici che diventano genitori, questi passaggi della vita minano le amicizie più solide per un arcano motivo, a me sconosciuto, secondo il quale le coppie frequentano coppie e i genitori frequentano altri genitori. E allora?
E allora mantenere i rapporti è davvero una scelta. E' la mia scelta di voler bene a te volendo bene a tuo figlio che piange e urla e non ci lascia parlare, ma è tuo; è il tuo sapere che con me puoi parlare di tuo marito o di tua moglie anche se non sono sposata perchè le nostre anime si sono scelte su basi più profonde...è questo, è il saper fare posto agli altri nella propria vita.
Nel caos del mio ritorno, in questo bordello di nascite e matrimoni che mi ha sconvolta, devo ringraziare Giovanni e Francesca perchè sono per me il segno e il dono di un'amicizia scelta, voluta e curata anche da lontano, anche in momenti diversi anche con Emanuele, anche con tutti quelli che verranno...


domenica 13 aprile 2014

Girato l'angolo



Non è neanche 4 giorni che sono tornata in Italia. Rispondo ancora automaticamente “nein ,danke” o “ja, bitte”, mi trovo qui e altrove nello stesso momento. Ho la sensazione di aver chiuso un capitolo e di non averne nessun’altro da incominciare. Lui è lontano ma non di chilometri, di cuore, e io gli ho dedicato troppo tempo e fatica. Mi sento un idiota. La lingua…in quanto la perderò? E poi guardami, dopo 2 giorni ho già litigato con mia nonna, per le stesse ragioni per cui litigo con sua figlia, mia madre e che mi hanno spinta lontano. Oddio, sono già tornata indietro? Sono arrabbiata mi sento assolutamente lasciata ad un bivio senza segnaletica. Io oggi in chiesa non ci vado, è anche il caso di dire che Dio può non esistere, anzi è più il caos e il non senso che l’idea che sia l’amore a muovere il mondo.. .Mi capita certe volte di dirlo e di crederci ad un mondo senza Dio.
Che palle. “Nonna, vado a fare jogging.” lo so che no sarà come nel viale di Hannover, lo so che sarò solo io e sarà uno slalom tra macchine, spazzatura, bidoni incendiati e rottami buttati per strada…ma io sono abituata così. Sono arrabbiata, se Dio c’è perché mi ha piantata qui senza segnaletica. Sbatto il cancello e inizio il mio slalom con questo pensiero in testa. Giro l’angolo, tengo la testa bassa per non inciampare in qualcosa, giro un l’altro angolo, un altro e poi me lo trovo li davanti. Un uomo vestito di bianco, lo guardo, è Gesù. Sono contromano rispetto ad una delle tante processioni della settimana santa in Sicilia. Mi metto da parte e lo faccio passare. Lo so che è uno qualunque, lo so che sono scettica e cinica verso queste “manifestazioni folkloristiche”, ma io  lo fisso lo stesso. La tunica, la barba, le mani e l’altezza di un uomo. D'altra parte era un uomo anche il vero Gesù, proprio come quello travestito da lui che continuo a fissare.  Stando agli scritti, avrebbe potuto  avere una vita perfetta come la vorrei io e come la vuole la maggiorparte di noi, ma sembra che quest'uomo di 2000 anni fa che poteva segliere di avere una vita perfetta, abbia scelto di non averla perfetta e di non crucciarsene perchè, diceva, c'era altro che "valeva di più". Io la segnaletica continuo a non averla ma sono tornata a casa camminando e pensando all'inutilità di avere l'ansia della vita perfetta. Apro il cancello e salgo le scale lentamente. “Hai fatto presto!” dice mia nonna “ Si ,ho corso 10 minuti e poi ho incontrato Gesù”.

domenica 16 marzo 2014

In ritardo sul destino

Il giorno in cui ho scoperto di abitare vicino ad una chiesa cattolica ero rimasta sorpresa e incredula dopo che per un anno, nel nord della Germania , andare a messa significava trovare e raggiungere  la lontana parrocchia in cui si trovavano i pochi cattolici della città. Qui a Koeln posso sentire le campane della chiesa in fondo alla via e se guardo bene, tra gli alberi, posso vederne la sagoma. Andare ad una messa in tedesco è per gran parte del tempo un esercizio di comprensione per poter capire il brano del vangelo, la lettura e i salmi. La predica no, stacco il cervello. Così dopo il vangelo mi risiedo e inizio a immergermi nelle mie ansie, tra traslochi, carte e aerei. Ma oggi no, mi risiedo e sento dal pulpito due parole che riattivano la mia attenzione: "Italienische Frau und Cappuccino". Guardo per la prima volta il prete, gesticola ed ha una voce che riempie la chiesa. Cosa avrà da dire sulle donne italiane?
Da ragazzo ,quando gli chiedevano come immaginava la sua vita lui rispondeva che il suo sogno sarebbe stato quello di sposare una bella donna italiana e la mattina della Domenica fare colazione insieme, rilassati con cornetto e cappuccino, progettando gite e corse intorno al lago. Era sicuro che ci sarebbe riuscito a sposare un'italiana e ad avere la sua Domenica di relax. E invece no. E' prete, non ha una moglie italiana e la Domenica è il giorno più pesante della settimana in cui spesso non ha tempo di sedersi con calma a pranzare. Che cosa fa cambiare le vite in questo modo? cosa ha cambiato la mia vita così tanto che sono in Germania da quasi 2 anni? come fa la vita a diventare, dal nostro progetto iniziale, così totalmente altro? GLI INCONTRI. Sono le persone che incontriamo che segnano il cambiamento del nostro percorso e delle nostre scelte più importanti. Non servono gli esempi della mia vita, ognuno ha i suoi e potrà verificare quanto questo sia vero. Credo checiò possa valere anche nel senso del "non incontro". Molte strade che ipoteticamente potrebbero aprirsi perfettamente e facilmente, non si aprono perchè mancano di quell'incontro con una persona o con un' esperienza che  fa decidere per proseguire o meno in una direzione.  E così il prete non incontrò  nessuna italiana ma un esperienza che lo appassionò e lo portò ad immergersi in nuovi sogni e progetti; e io non ho incontrato nessuna realtà e nessuna persona particolare per   poter progettare una vita intera in Germania.
La predica è finita...penso e ripenso a quanto sia vero tutto questo e intanto la chiesa si svuota mentre il parroco saluta alla porta gli ultimi fedeli. Mi metto in fila per salutarlo e quando gli sono davanti lo guardo  e sorridendo gli dico: "eccomi sono la ragazza italiana ma credo di essere arrivata tardi almeno di 20 anni" lui ride e io vado al bar a prendermi un cappuccino.

giovedì 6 febbraio 2014

Mezzogiorno Colonia- Sicilia



A mia nonna Giovanna piace il pesce. La mattina esce dalla sua pulitissima e ordinatissima casa e si immerge tra le strade sporche di Sicilia, schiva i motorini, sorpassa le baracche abusive, saluta qualche suo ex alunno e arriva alla pescheria.  Quando la accompagno io rimango estranea a quei discorsi in dialetto su nomi di pesci, marinatura e taglio, sangue e occhi più o meno lucidi. So solo che mia nonna non esce se non è soddisfatta e per esserlo le ci vogliono almeno 10 minuti di trattative. Io la aspetto vicino alla porta, mi lascio cullare dal suono di una lingua che io non so, ma che avrei potuto sapere se i miei genitori, 30 anni fa, non avessero deciso che era meglio per me nascere e crescere al nord. Io di pesce non ne so nulla, non lo so cucinare e tantomeno comprare ed è  per questo che quando siamo insieme , mia nonna, con attenzione delicata me lo fa  sempre trovare in tavola. La cosa particolare è che il mio pezzo di pesce è sempre diverso dal suo perché a lei piace avere quella parte con molte lische, le piace pulirlo minuziosamente, ammucchiare la carne buona da un lato del piatto e poi mangiarla a lavoro terminato. Di solito inizia a mangiare quando io sono già alla frutta. Le prime volte le dicevo se voleva metà della mia parte di pesce,  la più tenera e pulita, ma lei si è sempre rifiutata dicendo “io mi scialo a pulirmelo per bene!”. Oggi mentre faticavo ancora in una complicata, incomprensibile, fraintendibile discussione con lui e mi dicevo: “ manu perché?”...mi è venuta in mente l’immagine di mia nonna a cui piace faticare nel  togliere le spine. Io vengo totalmente attratta da persone spinose e per nulla facili. Io mi metto li , come fa mia nonna col pesce, a cercare di togliere le spine come se le preferissi ad una  carne già tenera e pulita. Ma, ancora una volta, L’esperienza mi sta insegnando che non solo le spine non le tolgo io ma se le tolgono le persone stesse se e quando è il tempo, ma anche  che spesso, a pulire il pesce si capisce che è solo lisca,e la carne buona non c’è, c’era solo l’idea, la mia, che dietro il brutto,il difficile, il non chiaro, ci sia del buono. Invece no, non sempre. Spesso le persone che sembrano fredde e superficiali lo sono davvero; gli egoisti ed egocentrici lo sono davvero e sono così…nessuna maschera, nessuna motivazione da scardinare. Così in una notte tedesca, ritorno col pensiero al tavolo da pranzo di mia nonna, il ventilatore che gira , il suono delle forchette sul piatto e lei che guardandomi mi dice: “ vedi gioia mia, a me piacciono quei pesci con tante spine, difficili da pulire e per i quali devi lavorare tanto prima di mangiarne qualcosa...ma i miei sono pesci....i tuoi sono uomini" " hai ragione nonna".

domenica 12 gennaio 2014

Chiedimi se sono felice

"Vorrei essere al contrario per vedere diritto questo mondo storto" . Era scritto sul mio diario alle medie ed è la sensazione che ho provato  questa sera, dopo aver parlato di  ciò che vivo da quando mi sono trasferita a Colonia per inseguire la proposta lavorativa che il mio conto in banca si augurava di ricevere da tempo.  Satasera bisognava farsi forza per parlare apertamente davanti agli occhi del mio interlocutore che, anche da dietro un Computer a 1800 km di distanza, mi penetravano con  espressione interrogativa e preoccupata. La decisione di far durare la mia esperienza lavorativa a Colonia solo sei mesi , nonostante il possibile prolungamento del contratto, lascia sempre tutti basiti . Anche gli occhi che avevo davanti lo erano e li sentivo urlarmi contro : "Questa ragazza non è mai felice!...hai un lavoro in Germania, guadagni più del doppio che guadagneresti in Italia, ma cosa vuoi di più? ma di cosa ti lamenti? ma cosa cerchi ancora? anima in pena!" Mentre cercavo di distogliere il mio sguardo da quello sguardo per non sentirmi schiacciata, cercavo di spiegare  che la mia scelta nasceva dal desiderio di sentirmi  in armonia con ciò che voglio dalla mia vita, con il mio desiderio di felicità. Ma il voler essere felici non è considerata, dai più, una motivazione seria e quegli occhi mi confermavano che le mie priorità risultavano preoccupantemente sbagliate. Mi ritrovai così a dover giustificare il fatto di sentirmi in diritto di cercare la mia felicità al di là dello stipendio,del lavoro e della sicurezza economica. Giustificare la mia voglia di fare tutto il possibile per non subire la vita  ma per cercare di costruirela come è meglio per me. Ma questi  sono vagheggi nel mondo dei "normali", un mondo così perso in se stesso, così al contrario, che "voglio essere felice"  non è considerata una risposta che spieghi sufficientemente  il perchè di una scelta. Quando  il verbo "dovere"  è davanti a parole come lavoro, guadagno, carriera non ci fà alcun effetto, ma  se qualcuno prova a sussurrare : "io DEVO essere felice"...allora la gente alza l'angolo della bocca accennando un amaro sorriso, chiude gli occhi  in segno di una nostalgica amarezza e sospira un divertito "eeeee". Io non mi diverto per niente, questo mondo è storto ed io non posso capovolgermi per vederlo dritto.

"Proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ? "



mercoledì 21 agosto 2013

c'è un viale dietro casa mia

C'è un viale dietro casa mia. Quando lo si intraprende non se ne vede la fine ed è un vortice di verde, un corridoio di ombra per chilometri e chilometri. Non so quanta strada si percorra, so solo che arrivata alla fine del viale, solitamente, mi sento la testa già più sgombra da pensieri e ansie e le gambe doloranti.
Oggi però ho sentito che per ritornare ad essere pacata e pacifica col mondo esterno quel corridoio verde non mi sarebbe bastato. l'ho percorso 4 volte. La prima avrei voluto fermarmi ad ogni singolo tronco d'albero per tirare pugni e calci; il secondo giro mi limitavo a brontolare; il terzo giro sentivo gli uccelli cantare sugli alberi e al quarto mi meravigliavo di quanto fosse bello quello che vedevo.
Il primo anno in una terra straniera vola via che ti sembra di aver giocato. Quando una sera decidi di provarci per un altro anno, alcuni pensieri iniziano a sussurrarti dentro...stai mettendo radici qui o le stai togliendo dalla tua terra? stai perdendo tempo e amici o sei sulla strada migliore per te?sei da sola, un altro anno...e la lingua?e perchè stai qui? e il lavoro e i soldi e il futuro?
In Italia ero bombardata dalla presenza di persone, volti e parole ma arrivata qui il silenzio è stato assordante,  amplificato dall'assenza di Isa per casa. Mi intrufolo in bar italiani e parlo, parlo, parlo così velocemente e voracemente in italiano che costringo il barista a sedersi a bere un cappuccino con me per stare dietro a tutti i miei discorsi. In casa sono finiti anche i biscotti "Mulino Bianco". Rientro difficile. Sento il bisogno di sentire mia mamma, da quanto tempo, che bello...e glielo dico così, sul finale della telefonata, in sfumata, quasi ne avessi timore: "ti voglio bene".



venerdì 9 agosto 2013

Le cose di quaggiù

Io, il condizionatore e Natalia Ginzburg, stasera le sue parole sono mie : "arrivarono lettere dalla mia città, con notizie di nozze e di morti dalle quali eravamo esclusi."
Ripenso a Erika, alla mia amica che tra qualche giorno avrebbe compiuto gli anni.
Penso a S e C al loro amore nato sotto i miei occhi, ascoltato nei pomeriggi di Domenica trascorsi in pigiama in una piccola stanza in centro città. Si sposano. Lei sarà solare nel suo vestito bianco e lui emozionato e sudato mentre la aspetta all'altare.
Oggi sono a casa, casa casa, quella in Italia, quella che non ha un odore particolare perchè ci sei troppo abituato per riconoscerlo; quella dove hai aneddoti e ricordi in ogni angolo. Prendo la bici di mio papà, lascio il cellulare a casa e mi ritrovo a pedalare spedita su strade che conosco. Inizio ad immaginare di parlare con mio padre, come quando percorrevamo quelle vie insieme, lui su quella bici che oggi è mia. Gli avrei detto tutto di quelle morti e di quei matrimoni e su questi ultimi avremmo sorriso e scherzato. Le mie gambe vanno inaspettatamente veloci, gli allenamenti di Hannover danno i loro frutti e incredula sulla mia velocità, due ore dopo, mi ritrovo lì, sulla panchina dove, da sempre, come rito, mi fermo per scrivere un messaggio a qualcuno che non sento da tempo. E' un rito dall'origine enigmatica che ormai non posso fare a meno di compiere quando passo di lì...ma il cellulare è a casa, che bello, così dopo aver appoggiato la bici alla panchina, mi ci siedo sopra e guardo in sù. Quando guardo il cielo penso sempre a Wulf con cui, un anno fa, guardavo i cieli portoghesi. L'anno scorso, con lui, avevo guardato il cielo, dopo tanto tempo, senza aver paura che guardandolo mi sarei sentita piccola e sperduta. Un anno dopo sono qui, sento che non mi basta immaginare mio padre, Wulf o chicchessia, sento che mi manca qualcuno che mi stia accanto mentre da quaggiù guardo il cielo.