martedì 8 gennaio 2013

similitudini

Quando penso a Wulf mi viene sempre da piangere di gioia come quella sera d'estate in un bosco portoghese. E' lui l'incontro più prezioso che ho fatto nel 2012, non c'è dubbio.
 2Perchè fai il cammino?" gli chiedo mentre condividevamo per caso il tavolino di un bar dove era entrato per salutare D. e S. con cui aveva condiviso la nottata in ostello.
Mi sembrava così normale fare quella domanda, nessuno si mette in cammino senza una storia da raccontare.
Ma lui divaga e mi racconta che ogni estate percorre un cammino europeo diverso, è il suo modo per staccarsi dal lavoro a volte crudele e pesante del polizziotto. Ne vede di tutti i colori durante l'anno, mi racconta, e appena può non vede l'ora di prendere uno zaino e mettersi in cammino per lasciarsi il più possibile tutto alle spalle e riprendere forza.
"E tu?" mi chiede, mentre beve qualcosa.
"Era il sogno di mio papà, lui non c'è più e lo faccio io..." 
Non mi disse niente, ci salutammo e proseguimmo per quella che doveva essere una delle tappe più faticose. L'unghia del piede sembrava doversi staccare ogni volta che appoggiavo il piede, lo zaino mi graffiava la schiena e nonostante tutto ero sempre lotana da chiunque decidesse di non aspettarmi.
Passo una casa dove qualcuno ha scritto il numero di un taxi, lo fotografo per memorizzarlo, non mi sembra possibile che io riuscirò a fare tutta la strada da sola anche oggi eppure con tutti i miei pensieri arrivo alla prima sosta, l'ultima nella quale poter comprare acqua e cibo. Eravamo tutti li noi pellegrini portoghesi, così pochi da riconoscerci già tutti e seduto al tavolino ritrovo il polizziotto tedesco visto la mattina nel bar. Dev'essere arrivato molto prima di me, ha un passo da militare e le gambe allenate, sarà già pronto per ripartire, penso. Finalmente mi siedo anche io e mi  offre un arancio,;da consigli su come affrontare il cammino;guarda D. che si medica le vesciche  e non si alza per ripartire se non quando ripartiamo anche noi. Gli altri sono in pochi minuti già più avanti di me che lotto ad ogni passo per non urlare dal dolore, ma Wulf era girato verso di me che mi aspettava.
Aspettava me. Aspettare non è facile, richiede pazienza, sacrificio e motivazione, posso dire che in 8 giorni, dei miei amici solo A. ha deciso di aspettarmi, con gli altri non ho mai camminato fianco a fianco per più di mezz'ora. Ma lui aspettava me. Si avvicina e capisce che ho male al piede, mi da i suoi cerotti, va meglio. Mi cammia di fianco e mi aggiusta lo zaino, non ho più dolore. Mi cammina di fianco e mi parla. Parliamo, io, A. e Wulf...e A. ridendo dice :"sembriamo i discepoli in cammino verso Emmaus che non si accorgono di stare facendo la strada con Gesù". Penso che quella mattina,in quel sentiero ognuno di noi fosse per l'altro talmente speciale da richiamare ad una compagnia divina. Se non altro per me si.Senza dirci nulla lui mi ha fatto da padre per tutti i giorni del cammino con un'attenzione ed un affetto commovente. Io senza saperlo sono stata la figlia con cui lui avrebbe dovuto percorrere quella strada. E in mezzo a questo c'è stata vita condivisa e la sensazione che ciò che lui era per me e ciò che io ero per lui fossero un dono preciso per quel momento, fatto apposta per noi, una risposta ad una preghiera. 
Da quel momento non ho più fatto un passo da sola, eravamo sempre insieme, anche su strade sbagliate ma bellissime, anche su lunghi ponti su cui io non sarei mai salita da sola. Quello che abbiamo condiviso è stato tanto. Il giorno che ci siamo salutati penso di non aver dormito tutta la notte dal dispiacere. Fin dal primo giorno, dalla prima fatica avevo affrontato il cammino come metafora della mia vita e questo distacco lo era in un modo evidente. Lasciare il padre nel bel mezzo del cammio e ritornare a camminare sola. Sapete, l'affetto che ha avuto per me mi ha dato forza per tutto il cammino successivo. E questa è la metafora più vera.

Ecco il ragalo più bello che una figlia possa ricevere.

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