lunedì 4 febbraio 2008

Un pò

Ieri non so perchè mi è venuta la voglia di scrivere di una cosa.Sarà che ogni giorno passo davanti all'ufficio dove facevo tirocinio,sarà che ancora ripensandoci mi ribolle il sangue e devo sfogarmi.
Un anno fa ero la tirocinante del "decano"delle assistenti sociali della zona,il top del top ,l'esempio incarnato della professione.Forse se fossi capitata con la più scarsa avrei pensato che tale era e tale la dovevo considerare,ma quella che avevo davanti doveva essere l'esempio di ciò che sarei potuta diventare nel massimo della mia professionalità.
Un giorno mi carica in macchina e mi porta in ospedale per farmi assistere ad un colloquio con un utente che a breve sarebbe stato dimesso.Dal colloquio dovevamo capire di cosa aveva bisogno per costruire intorno a lui una rete di sevizi che gli avrebbero permesso di essere aiutato una volta ritornato a casa.In aula erano anni che parlavamo di colloqui,empatia,informazioni,accoglienza,e ora davanti a me la migliore delle assistenti sociali ,riconosciuta da tutti come l'esempio da seguire si apprestava a fare il colloquio.
Ed ecco invece cosa mi trovo davanti io:un emiplegico sinistro, come mio papà,tartassato di domande senza senso,di una che in 30 anni di servizio non era ancora in grado di sapere che cosa voleva dire emiplegico, tanto che con aria di sufficenza gli domanda:"lei va in carrozzina??"mentra lo vedeva entrare con le proprie gambe!
Poi non scorderò mai quella frase:"lei ha bisogno di un'assistente domiciliare,non lo vede com'è?si rende conto che non riesce nemmeno a prendere in mano una pentola?!".Mi ricordo cosa pensavo,mi ricordo com'ero e mi ricordo cosa ho fatto.Pensavo che questa imbecille non aveva capito nulla di chi gli stava davanti,di una persona che fatica a riconoscersi cambiata dopo la malattia e che va aiutata in questo.Ho iniziato a piangere di rabbia per quello che lui doveva sopportare,poteva essere mio papà!
Mi angosciava l'idea che qualcuno potesse rivolgersi a mio papà nello stesso modo in cui l'assistente sociale si era rivolta a quell'uomo e sopratutto mi spaventava l'ignoranza che esisteva su questi temi anche in un ambito in cui sarebbe dovuto essere pane quotidiano.Le piccole conquiste,il riuscire a farsi il caffè,trovare un modo per aprire la scatoletta del tonno,trovare un proprio modo per grattarsi il braccio destro,pitturare i termosifoni e sorridere per quella conquista,appartecchiare la tavola con una mano,mettersi le calze...come si permettava di urlare in faccia a quella persona che doveva rendersi conto che non riusciva neanche a scolare una pentola?!!!!
Che professione stavo inseguendo?Mi sono resa conto che se lei era la migliore era perchè l'empatia,l'accoglienza,il rispetto,non era quello che la società chiedeva alle assistenti sociali!Balle,balle, balle universitarie!la brava assistente sociale è una che si fa poche pare e agisce molto.
Eccomi qui,ad un anno di distanza a non rimpiangere la mia scelta di cambiare università.
Mio papà se ne è andato prima dell'inizio di questa avventura ma non c'è giorno in cui mentre entro in aula non penso che il percorso che mi ha portato lì, è stato fatto grazie a lui e tutto mi diventa più familiare.
Oggi hanno portato via la sua carrozzina e la sedia per la doccia.E' stato brutto vedere che le caricavano e le portavano via...ma una mia amica mi ha detto che devo tenere altri ricordi più belli vicino a me.

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