mercoledì 26 novembre 2008

La sera

Quest' anno senza mio papà mi ha profondamente cambiata.Non sono più disponibile a farmi conoscere e ad aprirmi,non riesco.Passo le giornate con compagni di università estranei, che di me non sanno nulla e nemmeno riesco a dirglielo.Appena sento che toccano un argomento per me delicato io "vado un attimo in bagno" e se capita parlo di mio papà solo al presente.Non voglio domande,non le reggerei.Per la verità ormai reggo poche,pochissime cose... Ma una cosa che non posso sentire sono le mie compagne che raccontano dei loro papà,delle loro stranezze,di quanto sono gelosi di loro,di quando si divertono a guardare le parite insieme,di quando litigano fra loro...chissà se si sono accorti che in quei momenti devo sempre "andare in bagno". E' un mio enorme limite,non parlo facilmente di me.Ho passato 2 anni a Brescia e solo Anna sapeva di me.Di alcune persone tutti sapevano l'agonia del gatto,la tonsillite del cugino,l'abbassamento della pressione della zia...che invidia che avevo verso di loro,io non riuscivo a dire nemmeno che una volta a casa avrei preso la macchina,sarei andata a trovare mio papà in ospedale ,avrei pregato con lui che nonostante tutto Dio lo tenesse ancora con me e poi..beh poi sarei andata a casa a finire di studiare e l'indomani sarebbe stata la setessa cosa. Come avrei voluto dire queste cose alle persone che avevo vicino,ma maledetta me, dico sempre solo tante cazzate e mai le cose che valgono la pena di essere dette!.Tutti cerchiamo quella persona speciale che sappia guardarci con occhi che vadano al di la di ciò che appare.Di fatto la pensiamo come l'essere speciale,tutta per noi,non pensiamo mai che quelle persone dovrebbero essere la normalità.Un compagno di università che si accorga di un discorso da non fare quando ci sono io,un'amico che chiede come va ma più che ascoltare la risposta ti guarda negli occhi,una comprensione in più in un mometo delicato.Saremmo tutti meno soli.Non è facile,no.

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